giovedì 14 gennaio 2016

e poi succede che...

E poi succede che un giorno, quando oramai sembra che Natale sia passato da mesi, (e invece no), arriva a casa un libretto su San Francesco.


E succede che, mettendo in fila in bell'ordine le pagine del libretto, appare l'immagine di una grotta. Quella del presepe di Greccio.


E succede che la vocina che sta illustrando il libretto intona con fare saputello, ma dolce: 

"Su per la verde collina di Greccio
dove la grotta era pronta di già 
tutti aspettavano la mezzanotte
di quel Natale di tanti anni fa.
Una fanciulla faceva Maria
mentre un ragazzo Giuseppe imitò..."

E succede che torna in mente la tenerezza delle mezze frasi canticchiate dai nostri figli nei giorni precedenti alla festa, insieme ai proclami di segretezza su ciò che sarebbe accaduto, tipo: "io faccio l'angelo, ma non te lo posso dire!" :-)
E poi torna la dolce atmosfera di quella Notte Santa rievocata in un pomeriggio alla recita di Natale. Una rappresentazione nella rappresentazione.


L'occasione ci rimanda allora con il pensiero a quando San Francesco ha trovato un modo per donare un po' del vero spirito del Natale alla gente, occupata più a sistemare casa e cucinare pane e dolci e a fare il vino, che a pensare a Gesù.



A quando allegri bambini e bambine che facevano "la gente" percorrevano il palco, baldanzosi e indaffaratissimi.
A quando l'amico Giovanni ha prestato a Francesco un bue davvero mansueto e un asinello che scuoteva divertito (divertita) le sue lunghe orecchie.
A quando Francesco ha invitato la gente di Greccio ad ammirare un tesoro, alla grotta.



E noi spettatori, entusiasti e un pò commossi, lo abbiamo ammirato con loro.
Un presepe vero e vivente, con una piccola fanciulla che faceva Maria, con Giuseppe, Gesù bambino, i pastori, gli angeli dalle ali di stoffa. E poi i fraticelli.

E sotto le stelle fu presto Natale.”


E in tutto questo, c’erano quei dettagli che rendono i ricordi intensamente personali:
ad esempio, le scarpine che sbucavano da sotto al sipario chiuso, intanto che Francesca parlava.
Oppure i visi concentrati dei bambini quando, levato il sipario, hanno setacciato gli spettatori fino ad individuare i propri genitori, per aprirsi solo in quel momento in un enorme sorriso. 
O ancora quel momento topico in cui "tutte le voci si acquietarono" (più o meno così recitava la voce narrante della maestra Raffi) e proprio in quel momento un piccolo lanciava un ululato.
O anche, quella pastorella che invitava con un'occhiata l'altra pastorella distratta, sua dirimpettaia, ad accarezzare la pecorella che teneva in braccio.

Ognuno si coccolerà nella mente il proprio figlio o la propria figlia, vestiti di bianco e blu o travestiti meravigliosamente per la rappresentazione.

Qualcuno salutava, e si distraeva (anche i grandi eh. Menomale che c'è il DVD per recuperare i pezzi!)

Tutti ancora si chiederanno come ha fatto San Francesco, al secolo Edoardo, orsetto, ad imparare le battute. Chi è stato più bravo, lui o la maestra Franci?

Chi sono stati più bravi? I bambini o le insegnanti, con la loro pazienza e la loro capacità di trasmettere entusiasmo e passione e attenzione e capacità di concentrazione alle nostre piccole pesti? Oppure i bambini, con il loro animo predisposto alle cose belle, la loro ingenuità e purezza, che li rendeva orgogliosi del loro ruolo, sia che fosse il bue o la signora che fa le pulizie :-)

Bravi tutti, ma alle maestre va un grazie speciale, e l’augurio che la dolcezza che ci hanno trasmesso alla festa di Natale grazie ai nostri bimbi, riempia i loro cuori ogni giorno.


Foto originale dal santuario di Greccio, gentilmente inviata dalla mamma di Daniele, ex tigrotto

Panorama dal Santuario di Greccio, con mare di nuvole


Nessun commento:

Posta un commento

Lascia il tuo commento qui: