Sì ma…come si festeggia la festa
della mamma? Ai più questa domanda sembrerà assurda, ma qualcuno magari leggerà
fino alla fine del post (per scoprire forse che è effettivamente assurda, eh).
Allora, vediamo: l’essere mamma
(così come l’essere papà o nonni fino ai gradi più lontani di parentela) non è
uno stato in sé; è un rapporto, una relazione. Una mamma è sempre rispetto ai
suoi figli *.
Ovviamente, direte voi. Eh ma mica
è così scontato.
Per esempio, un po’ ci piacerebbe
oggi dire: è la mia festa quindi io non cucino per nessuno. Me ne sto
tranquilla a leggermi un libro e poi mi faccio un bel bagno rilassante, e non
voglio sentir volare una mosca. Oppure dormo.
Eh no, peccato, sarà per un’altra volta: mamma = relazione, ricordate? Quindi c’è poco da stare da sole tranquille, a maggior ragione oggi che è la festa di questa relazione.
(credits: https://www.facebook.com/Babble)
Eh no, peccato, sarà per un’altra volta: mamma = relazione, ricordate? Quindi c’è poco da stare da sole tranquille, a maggior ragione oggi che è la festa di questa relazione.
Un bambino che vuole festeggiare la
sua mamma non la lascerà tranquilla ma la seguirà affettuosamente, perché la
mamma ha ragione d’essere in funzione sua. E sì, come ogni giorno, ve lo
troverete in bagno con voi, con buona pace di tutti.
Quindi, come si festeggia la festa
della mamma? Lasciando da parte il nostro libro, chiudendo il rubinetto della vasca
e spadellando come al solito, con gli occhi, le orecchie e le braccia tese
verso i nostri figli, se sono piccoli, oggi in particolare perché avranno da
recitare la poesia che hanno imparato all’asilo, e da donarci quello che hanno
realizzato per noi. E avranno abbracci da ricevere, non solo oggi, sempre.
(Se sono grandicelli, bè, in bocca
al lupo.)
* C’è un’eccezione in realtà:
quella delle nostre meravigliose insegnanti che sono anche le mamme dell’asilo
dei nostri bambini. Loro sono mamme rispetto (anche, dove applicabile) ai figli
degli altri. Quando ci sentiamo esasperate dal sessantesimo maaaammaaaaaaaa in
un’ora pensiamo a loro, che si sentiranno chiamare sessanta volte all’ora, ma
moltiplicato per 25 bambini.
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