martedì 24 novembre 2015

...quando i bambini sono diventati piccoli aiutanti di Babbo Natale


Quando la Piccola Fabbrica era in funzione, il salone dell’asilo era pieno. Pieno di bambini, di voci, di musica natalizia e luci calde. Pieno di cose da fare, oggetti da costruire e decorare, pieno di colori, stelline, lustrini, pennelli, cartoncini, fogli, colla, tappi di sughero, scampoli di tessuto, pop-corn DA NON MANGIARE (ma qualcuno li ha assaggiati…), candeline, gomitoli, forbici, mollette, bastoncini di ghiaccioli, polvere dorata. Pieno di manine indaffarate, sporche, colorate, incollate. Maniche rimboccate e tutti al lavoro.



C’erano bambini increduli, bambini scettici, bambini grandi da convincere, bambini più piccoli che ti guardavano con occhi pieni di ammirazione.

La conversazione con Simona, 6 anni e mezzo, una bambina minuta e chiacchierina, una che sapeva bene il fatto suo, è stata più o meno così:
-       Tu sei una folletta di Babbo Natale?
-       Sì certo, sai che fino a qualche giorno fa ero al Polo Nord a costruire i regali per i bambini?
-       Oooooooooh davveeeeeeeeeeero?? (OCCHI SGRANATI)
-       Sì. Dimmi cos’hai scritto sulla letterina, così ti dico se per caso abbiamo già costruito qualcosa per te
-       Ho chiesto una SVWJGJVISAKLDJFIWR (oggetto dal nome incomprensibile) e un arco con le frecce.
-       Uh, ma sai che l’altro giorno i miei colleghi elfi stavano per l’appunto costruendo un arco con le frecce?! Rosso era. Poteva essere il tuo?
-       Sì sì sì rosso mi piace!! Forse era il mio! (SORRISO RAGGIANTE)


Un bambino educatissimo ha raccontato la sua storia intanto che lavorava con cura. Si chiama Peter "perché non sono italiano, sono bulgaro"; i suoi genitori sono andati a prendere in Bulgaria lui e suo fratello, e li hanno portati in Italia. Lui ricorda qualche parola in bulgaro, non sa più dire “Buon Natale”, ma “Babbo Natale” si dice così: Diado Coleda, tipo. È tornato a ringraziare, poi è tornato a salutare, poi è tornato a scrivere una dedica alla mamma sul biglietto, chiedendo consigli. Era tutto un “per piacere”, “ti ringrazio”, “sei molto gentile”. Babbo Natale sarà molto fiero di te, Peter.

Una folletta faceva fare un soffio magico ai bambini sul fondo delle candeline per riuscire a staccarne il biadesivo, e senza soffio magico nessuno, ma proprio nessuno, né i bambini e neppure la folletta, riusciva a toglierlo. I bambini impazzivano all’idea di essere magici.


C’erano altri bimbi stranieri. Una folletta ha dovuto spiegare in inglese quello che c’era da fare, per farsi capire da due bambini che quando hanno saputo che Babbo Natale le aveva insegnato l’inglese per poter parlare con i bimbi di tutto il mondo hanno sgranato gli occhi dalla felicità.

Anthony si è seduto annunciando di parlare italiano, inglese, francese e polacco (!) e con sua sorella Daisy si è fermato a lungo. Lui ha dato sfogo alla propria creatività (e alla propria parlantina), lei silenziosamente ha decorato con precisione e pazienza il suo biglietto per Babbo Natale. Con la folletta hanno parlato in italiano, ma forse Babbo Natale dovrebbe insegnare ai folletti anche il polacco, in caso di necessità ;-)

Abbiamo incontrato tanti bimbi con intenzioni generose e parole gentili:
-       folletta: “come disegni bene gli alberi di Natale”
-       piccolo aiutante: “posso insegnare anche a te a disegnarli”
o ancora
-       folletta: “siete bravi bambini, sapete? Siete più bravi voi di noi folletti”
-       piccolo aiutante: “ma cosa dici, tu sei bravissima e sei la folletta più gentile che io abbia mai conosciuto”
oppure
-       folletta: “che bel nome hai”
-       piccolo aiutante: “ se vuoi te lo impresto”

…cose così, parole semplici che schiudono sorrisi.

Luigi, che ha lavorato un po’ e il resto lo ha fatto fare alla mamma, per poi fare l’assistente alla folletta all’ingresso, si meravigliava di come lei sapesse i nomi dei bambini che arrivavano prima che loro glielo dicessero.
Alcuni bimbi si stupivano che li chiamassimo per nome. Ma come fai a saperlo? Ma perché me lo ha detto Babbo Natale. Oppure: perché i folletti sanno tutto! O anche: me l’hanno detto gli uccellini, quelli che stanno qui nel cortile dell’asilo e che hanno visto che voi bimbi siete bravissimi! E loro ci rivolgevano sguardi di ammirazione.



Un bambino già grandicello, mani sui fianchi, guardando una folletta le ha chiesto se ci rendessimo conto di quale compito importante ci aveva affidato Babbo Natale. Ha detto che dovevamo essere orgogliose della lettera che avevamo ricevuto e del fatto che avesse scelto proprio noi!

E noi lo siamo, orgogliose. Orgogliose di tutti questi bimbi e del nostro meraviglioso asilo.

C’era un aiutante folletto simpaticamente outsider che ha sdegnato alberi di natale, stelline & co. e ha disegnato invece un trattore, con tanto di clacson, un campo di grano e il cielo con le nuvolette bianche. Però il trattore era rosso e il campo di grano era dorato, quindi proprio fuori tema non era ;-)

C’erano quelli che sarebbero andati avanti tutto il pomeriggio, e che a malincuore si sono lasciati trascinare via dai genitori.
C’era un papà che leggeva ai suoi bambini una storia seduto per terra, tra le coperte, accanto al caminetto.
C'erano bambini che arrivavano con la loro letterina da imbucare, carichi di emozione e di magia.

È venuta Asia, 9 anni, dicendo sconsolata e risoluta che lei a Babbo Natale non crede più. Che cosa?? E la lettera con la richiesta di aiuto chi l’ha scritta allora? E noi per chi lavoriamo, allora? No no, parliamone.
Chissà se alla fine un filo di dubbio glielo abbiamo insinuato.
C’erano anche bambini un po’ monelli, che sabotavano il presepe, che distruggevano la casetta e scartavano i pacchetti. Chissà cosa dirà Babbo Natale?
Ma si sa, Babbo Natale è buono e c’è ancora un mese per rimediare.

Alcuni bambini hanno lasciato i loro lavoretti nel sacco da spedire al Polo Nord, come ha chiesto Babbo Natale.
Tanti hanno portato a casa le loro creazioni. Alcuni vogliono farle trovare a Babbo Natale accanto ai biscotti e al bicchiere di latte durante la notte di Natale. Altri hanno intenzione di regalarle alla mamma, o al papà, o ai nonni. Va bene lo stesso, LUI sarà comunque contento e orgoglioso di questi bambini così generosi.

Sono passati dalla Piccola Fabbrica circa 250 bambini, un numero imprecisato di adulti accompagnatori e tanti adulti scesi solo a curiosare, richiamati dalle voci sulla meraviglia del salone in versione natalizia, senza contare i nostri figli che ne hanno fatto per forza di cose la loro casa per due pomeriggi.

Abbiamo ricevuto tanti messaggi di ringraziamento da coloro che sono la nostra forza e l’orgoglio della nostra scuola: un corpo docenti e personale ausiliario spettacolari. Teniamo nel cuore i sorrisi, gli abbracci, gli occhi lucidi, le parole pronunciate a fil di voce o vivaci per la gioia.



Così come l’entusiasmo di genitori, nonni, famiglie esterne, che era impareggiabile.
E poi c’è l’orgoglio di aver creato qualcosa di magico, sapendo che se per i bambini la magia è qualcosa che non si mette in discussione, ai grandi bisogna invece ricordare che c’è, e, per loro, trovarla nel salone dell’asilo è stata una sorpresa.





1 commento:

  1. Bellissimo!!! Mi dispiace solo non essere riuscita a venire. Io alla bellezza di 35 anni credo fieramente a Babbo Natale. Ho provato sulla mia pelle che ci sono desideri, quelli importanti, che solo Babbo Natale potrebbe realizzare...bisogna solo stare attenti a cosa si desidera... :)

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