Avrete forse notato che nella sidebar sulla destra dei post compare la seguente frase:
"Impara qualcosa, pensa,
disegna, dipingi, canta, balla, suona e lavora un pò ogni giorno."
(da "Tutto quello che mi serve
sapere l’ho imparato all’asilo" – dell’autore americano Robert Fulghum).
Il libro originale è introvabile
persino su Amazon, ma il testo dell’ODE ALLA SCUOLA MATERNA lo trovate in fondo
al post.
Ora, è decisamente auspicabile che
i bambini vadano avanti ad imparare anche dopo l’asilo, però è innegabile che i
bambini all’asilo imparano tantissime cose, sotto ogni punto di vista, ad
esempio:
Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando
faccio del male a qualcuno.
Poi va bè, diciamo che c’è chi
impara a modo suo, ma menomale, sennò saremmo tutti uguali, tutti bravi e tutti
ordinati (e invece nel disordine nasce la creatività, no? quindi non
preoccupiamoci se un bambino impara “a modo suo”!)
Ma qui vogliamo parlare di una cosa
in particolare, una di quelle che sgusciano con più evidenza fuori
dall’ambiente asilo e lo ricreano tra le mura di casa, anche ad anni di
distanza, anche senza volerlo: la COLONNA SONORA.
La colonna sonora del mondo asilo è quella fatta di
tutte le filastrocche e canzoncine che i bambini imparano, e che, intonandole
anche a casa, insegnano anche ai loro genitori. Ci sono filastrocche e canzoncine sempre uguali, che noi abbiamo imparato in un modo, 30 anni fa in media, e che i nostri bambini stanno imparando adesso, allo stesso modo. Quelle sono le parole, quello il motivetto.
Ascoltarle dalle loro vocine non ci
catapulta nelle classi sbiadite dei ricordi delle nostra infanzia? (...almeno all'inizio, almeno finché i nostri figli non se ne appropriano e non le fanno diventare le canzoni della loro infanzia...)
Quando fanno la parte dell’uccellino e del funghetto della canzone dell’autunno, non sentiamo profumo di caldarroste e pastelli a cera, quelli rossi e arancioni con cui coloravamo le foglie da appendere alle finestre?
Quando fanno la parte dell’uccellino e del funghetto della canzone dell’autunno, non sentiamo profumo di caldarroste e pastelli a cera, quelli rossi e arancioni con cui coloravamo le foglie da appendere alle finestre?
Poi ci sono le filastrocche e le
canzoncine nuove, che noi non conosciamo. Che iniziamo a imparare ascoltandole
a pezzetti dai nostri figli, che a pezzetti le imparano, magari storpiando le
parole, magari saltando da una strofa all’altra, in sequenza irregolare e improvvisata. Magari quando saranno dei grandi, l'ultimo anno di asilo, le avranno imparate, e noi con loro.
Ma possiamo darvi un aiutino, così
da riuscire ad interpretare le rime.
Sarebbe bello e molto multimediale darvi il link di una playlist ad hoc su Spotify, visto che parliamo di soundtrack, ma
ahinoi Spotify non è che abbia tutto questo gran database di canzoncine da scuola materna in italiano, quindi per ora dovrete
farvi bastare i nostri (bellissimi) post.
Va bè insomma, tutto questo per
dirvi che introduciamo la rubrica delle filastrocche su Facebook.
Un testo/immagine di una
filastrocca/canzoncina di tanto in tanto, così vi potete fare la vostra
raccolta personale e tenerla di ricordo.
Speriamo vi piaccia!!
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La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere,
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Ode alla scuola Materna, di Robert Fulghum
(Non potevamo resistere alla tentazione di postarvi una foto di questo autore, che è la copia sputata di Babbo Natale in "Miracolo nella 34esima strada" - o forse è lui in incognito – . Insomma, la faccia ideale per parlare di asilo e di bambini.)
La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere,
cosa fare e in che modo comportarmi
l‘ho imparata all‘asilo.
La saggezza non si trova al vertice
della montagna degli studi superiori,
bensì nei castelli di sabbia del
giardino dell‘infanzia.
Queste sono le cose che ho appreso:
dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio
del male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo
fanno bene.
Condurre una vita equilibrata:
imparare qualcosa,
pensare un po‘ e disegnare,
dipingere, cantare,
ballare, suonare e lavorare un
tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico,
tenere per mano
e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del
meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le
radici scendono,
la pianta sale e nessuno sa
veramente come e perché,
ma tutti noi siamo così.
I pesci rossi, i criceti, i
topolini bianchi e
persino il seme nel suo recipiente:
tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine, la prima
parola che ho imparato,
la più importante di tutte:
GUARDARE.
Tutto quello che mi serve sapere
sta lì, da qualche parte:
le regole Auree, l‘amore, l‘igiene
alimentare,
l‘ecologia, la politica e il vivere
assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra
questi precetti,
elaborarlo in termini adulti e
sofisticati
e applicarlo alla famiglia, al
lavoro, al governo, o al mondo in generale,
e si dimostrerà vero, chiaro e
incrollabile.
Pensate a come il mondo sarebbe
migliore se noi tutti,
l‘intera umanità prendessimo latte
e biscotti ogni pomeriggio
alle tre e ci mettessimo poi sotto
le coperte per un pisolino,
o se tutti i governi si attenessero
al principio basilare di rimettere
ogni cosa dove l‘ hanno trovata e
di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi
età, che quando si esce nel mondo
è meglio tenersi per mano e
rimanere uniti.
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