mercoledì 23 settembre 2015

Le cose che si imparano all'asilo: THE SOUNDTRACK


Avrete forse notato che nella sidebar sulla destra dei post compare la seguente frase:

"Impara qualcosa, pensa, disegna, dipingi, canta, balla, suona e lavora un pò ogni giorno."

(da "Tutto quello che mi serve sapere l’ho imparato all’asilo" – dell’autore americano Robert Fulghum).
Il libro originale è introvabile persino su Amazon, ma il testo dell’ODE ALLA SCUOLA MATERNA lo trovate in fondo al post. 



Ora, è decisamente auspicabile che i bambini vadano avanti ad imparare anche dopo l’asilo, però è innegabile che i bambini all’asilo imparano tantissime cose, sotto ogni punto di vista, ad esempio:

Dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.

Poi va bè, diciamo che c’è chi impara a modo suo, ma menomale, sennò saremmo tutti uguali, tutti bravi e tutti ordinati (e invece nel disordine nasce la creatività, no? quindi non preoccupiamoci se un bambino impara “a modo suo”!)

Ma qui vogliamo parlare di una cosa in particolare, una di quelle che sgusciano con più evidenza fuori dall’ambiente asilo e lo ricreano tra le mura di casa, anche ad anni di distanza, anche senza volerlo: la COLONNA SONORA.
La colonna sonora del mondo asilo è quella fatta di tutte le filastrocche e canzoncine che i bambini imparano, e che, intonandole anche a casa, insegnano anche ai loro genitori. 

Ci sono filastrocche e canzoncine sempre uguali, che noi abbiamo imparato in un modo, 30 anni fa in media, e che i nostri bambini stanno imparando adesso, allo stesso modo. Quelle sono le parole, quello il motivetto.
Ascoltarle dalle loro vocine non ci catapulta nelle classi sbiadite dei ricordi delle nostra infanzia? (...almeno all'inizio, almeno finché i nostri figli non se ne appropriano e non le fanno diventare le canzoni della loro infanzia...)
Quando fanno la parte dell’uccellino e del funghetto della canzone dell’autunno, non sentiamo profumo di caldarroste e pastelli a cera, quelli rossi e arancioni con cui coloravamo le foglie da appendere alle finestre?

Poi ci sono le filastrocche e le canzoncine nuove, che noi non conosciamo. Che iniziamo a imparare ascoltandole a pezzetti dai nostri figli, che a pezzetti le imparano, magari storpiando le parole, magari saltando da una strofa all’altra, in sequenza irregolare e improvvisata. Magari quando saranno dei grandi, l'ultimo anno di asilo, le avranno imparate, e noi con loro.

Ma possiamo darvi un aiutino, così da riuscire ad interpretare le rime.
Sarebbe bello e molto multimediale darvi il link di una playlist ad hoc su Spotify, visto che parliamo di soundtrack, ma ahinoi Spotify non è che abbia tutto questo gran database di canzoncine da scuola materna in italiano, quindi per ora dovrete farvi bastare i nostri (bellissimi) post.

Va bè insomma, tutto questo per dirvi che introduciamo la rubrica delle filastrocche su Facebook.

Un testo/immagine di una filastrocca/canzoncina di tanto in tanto, così vi potete fare la vostra raccolta personale e tenerla di ricordo.

Speriamo vi piaccia!!

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Ode alla scuola Materna, di Robert Fulghum


(Non potevamo resistere alla tentazione di postarvi una foto di questo autore, che è la copia sputata di Babbo Natale in "Miracolo nella 34esima strada" - o forse è lui in incognito – . Insomma, la faccia ideale per parlare di asilo e di bambini.)


La massima parte di ciò che veramente mi serve sapere su come vivere,
cosa fare e in che modo comportarmi l‘ho imparata all‘asilo.
La saggezza non si trova al vertice della montagna degli studi superiori,
bensì nei castelli di sabbia del giardino dell‘infanzia.
Queste sono le cose che ho appreso:
dividere tutto con gli altri.
Giocare correttamente.
Non fare male alla gente.
Rimettere le cose al posto.
Sistemare il disordine.
Non prendere ciò che non è mio.
Dire che mi dispiace quando faccio del male a qualcuno.
Lavarmi le mani prima di mangiare.
I biscotti caldi e il latte freddo fanno bene.
Condurre una vita equilibrata: imparare qualcosa,
pensare un po‘ e disegnare, dipingere, cantare,
ballare, suonare e lavorare un tanto al giorno.
Fare un riposino ogni pomeriggio.
Nel mondo, badare al traffico, tenere per mano
e stare vicino agli altri.
Essere consapevole del meraviglioso.
Ricordare il seme nel vaso: le radici scendono,
la pianta sale e nessuno sa veramente come e perché,
ma tutti noi siamo così.
I pesci rossi, i criceti, i topolini bianchi e
persino il seme nel suo recipiente:
tutti muoiono e noi pure.
Non dimenticare, infine, la prima parola che ho imparato,
la più importante di tutte: GUARDARE.
Tutto quello che mi serve sapere sta lì, da qualche parte:
le regole Auree, l‘amore, l‘igiene alimentare,
l‘ecologia, la politica e il vivere assennatamente.
Basta scegliere uno qualsiasi tra questi precetti,
elaborarlo in termini adulti e sofisticati
e applicarlo alla famiglia, al lavoro, al governo, o al mondo in generale,
e si dimostrerà vero, chiaro e incrollabile.
Pensate a come il mondo sarebbe migliore se noi tutti,
l‘intera umanità prendessimo latte e biscotti ogni pomeriggio
alle tre e ci mettessimo poi sotto le coperte per un pisolino,
o se tutti i governi si attenessero al principio basilare di rimettere
ogni cosa dove l‘ hanno trovata e di ripulire il proprio disordine.
Rimane sempre vero, a qualsiasi età, che quando si esce nel mondo
è meglio tenersi per mano e rimanere uniti.

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