Quando la Piccola Fabbrica
era in funzione, il salone dell’asilo era pieno. Pieno di bambini, di voci, di
musica natalizia e luci calde. Pieno di cose da fare, oggetti da costruire e
decorare, pieno di colori, stelline, lustrini, pennelli, cartoncini, fogli,
colla, tappi di sughero, scampoli di tessuto, pop-corn DA NON MANGIARE (ma
qualcuno li ha assaggiati…), candeline, gomitoli, forbici, mollette, bastoncini
di ghiaccioli, polvere dorata. Pieno di manine indaffarate, sporche, colorate,
incollate. Maniche rimboccate e tutti al lavoro.
C’erano bambini increduli,
bambini scettici, bambini grandi da convincere, bambini più piccoli che ti
guardavano con occhi pieni di ammirazione.
La conversazione con Simona,
6 anni e mezzo, una bambina minuta e chiacchierina, una che sapeva bene il
fatto suo, è stata più o meno così:
-
Tu sei una folletta
di Babbo Natale?
-
Sì certo, sai che
fino a qualche giorno fa ero al Polo Nord a costruire i regali per i bambini?
-
Oooooooooh
davveeeeeeeeeeero?? (OCCHI SGRANATI)
-
Sì. Dimmi cos’hai
scritto sulla letterina, così ti dico se per caso abbiamo già costruito
qualcosa per te
-
Ho chiesto una
SVWJGJVISAKLDJFIWR (oggetto dal nome incomprensibile) e un arco con le frecce.
-
Uh, ma sai che
l’altro giorno i miei colleghi elfi stavano per l’appunto costruendo un arco
con le frecce?! Rosso era. Poteva essere il tuo?
-
Sì sì sì rosso mi
piace!! Forse era il mio! (SORRISO
RAGGIANTE)
Un bambino educatissimo ha
raccontato la sua storia intanto che lavorava con cura. Si chiama Peter "perché
non sono italiano, sono bulgaro"; i suoi genitori sono andati a prendere in Bulgaria
lui e suo fratello, e li hanno portati in Italia. Lui ricorda qualche parola in
bulgaro, non sa più dire “Buon Natale”, ma “Babbo Natale” si dice così: Diado
Coleda, tipo. È tornato a ringraziare, poi è tornato a salutare, poi è tornato
a scrivere una dedica alla mamma sul biglietto, chiedendo consigli. Era tutto
un “per piacere”, “ti ringrazio”, “sei molto gentile”. Babbo Natale sarà molto
fiero di te, Peter.
Una folletta faceva fare un
soffio magico ai bambini sul fondo delle candeline per riuscire a staccarne il
biadesivo, e senza soffio magico nessuno, ma proprio nessuno, né i bambini e neppure la folletta, riusciva a
toglierlo. I bambini impazzivano all’idea di essere magici.
C’erano altri bimbi
stranieri. Una folletta ha dovuto spiegare in inglese quello che c’era da fare,
per farsi capire da due bambini che quando hanno saputo che Babbo Natale le aveva
insegnato l’inglese per poter parlare con i bimbi di tutto il mondo hanno
sgranato gli occhi dalla felicità.
Anthony si è seduto annunciando di parlare italiano, inglese, francese e polacco (!) e con sua sorella Daisy si è fermato a lungo. Lui ha dato sfogo alla propria creatività (e alla propria parlantina), lei silenziosamente ha decorato con precisione e pazienza il suo biglietto per Babbo Natale. Con la folletta hanno parlato in italiano, ma forse Babbo Natale dovrebbe insegnare ai folletti anche il polacco, in caso di necessità ;-)
Anthony si è seduto annunciando di parlare italiano, inglese, francese e polacco (!) e con sua sorella Daisy si è fermato a lungo. Lui ha dato sfogo alla propria creatività (e alla propria parlantina), lei silenziosamente ha decorato con precisione e pazienza il suo biglietto per Babbo Natale. Con la folletta hanno parlato in italiano, ma forse Babbo Natale dovrebbe insegnare ai folletti anche il polacco, in caso di necessità ;-)
Abbiamo incontrato tanti
bimbi con intenzioni generose e parole gentili:
-
folletta: “come
disegni bene gli alberi di Natale”
-
piccolo aiutante: “posso
insegnare anche a te a disegnarli”
o ancora
-
folletta: “siete
bravi bambini, sapete? Siete più bravi voi di noi folletti”
-
piccolo aiutante: “ma
cosa dici, tu sei bravissima e sei la folletta più gentile che io abbia mai
conosciuto”
oppure
-
folletta: “che bel
nome hai”
-
piccolo aiutante: “
se vuoi te lo impresto”
…cose così, parole semplici
che schiudono sorrisi.
Luigi, che ha lavorato un po’
e il resto lo ha fatto fare alla mamma, per poi fare l’assistente alla folletta
all’ingresso, si meravigliava di come lei sapesse i nomi dei bambini che
arrivavano prima che loro glielo dicessero.
Alcuni bimbi si stupivano che
li chiamassimo per nome. Ma come fai a saperlo? Ma perché me lo ha detto Babbo
Natale. Oppure: perché i folletti sanno tutto! O anche: me l’hanno detto gli
uccellini, quelli che stanno qui nel cortile dell’asilo e che hanno visto che
voi bimbi siete bravissimi! E loro ci rivolgevano sguardi di ammirazione.
Un bambino già grandicello,
mani sui fianchi, guardando una folletta le ha chiesto se ci rendessimo conto
di quale compito importante ci aveva affidato Babbo Natale. Ha detto che dovevamo
essere orgogliose della lettera che avevamo ricevuto e del fatto che avesse
scelto proprio noi!
E noi lo siamo, orgogliose.
Orgogliose di tutti questi bimbi e del nostro meraviglioso asilo.
C’era un aiutante folletto simpaticamente outsider che ha sdegnato alberi di natale, stelline & co. e ha disegnato invece un trattore, con tanto di clacson, un campo di grano e il
cielo con le nuvolette bianche. Però il trattore era rosso e il campo di grano era dorato, quindi proprio fuori tema non era ;-)
C’erano quelli che sarebbero
andati avanti tutto il pomeriggio, e che a malincuore si sono lasciati
trascinare via dai genitori.
C’era un papà che leggeva ai
suoi bambini una storia seduto per terra, tra le coperte, accanto al caminetto.
C'erano bambini che arrivavano con la
loro letterina da imbucare, carichi di emozione e di magia.
È venuta Asia, 9 anni,
dicendo sconsolata e risoluta che lei a Babbo Natale non crede più. Che cosa?? E la
lettera con la richiesta di aiuto chi l’ha scritta allora? E noi per chi
lavoriamo, allora? No no, parliamone.
Chissà se alla fine un filo
di dubbio glielo abbiamo insinuato.
C’erano anche bambini un po’
monelli, che sabotavano il presepe, che distruggevano la casetta e scartavano i
pacchetti. Chissà cosa dirà Babbo Natale?
Ma si sa, Babbo Natale è
buono e c’è ancora un mese per rimediare.
Alcuni bambini hanno lasciato
i loro lavoretti nel sacco da spedire al Polo Nord, come ha chiesto Babbo
Natale.
Tanti hanno portato a casa le
loro creazioni. Alcuni vogliono farle trovare a Babbo Natale accanto ai
biscotti e al bicchiere di latte durante la notte di Natale. Altri hanno
intenzione di regalarle alla mamma, o al papà, o ai nonni. Va bene lo stesso,
LUI sarà comunque contento e orgoglioso di questi bambini così
generosi.
Sono passati dalla Piccola
Fabbrica circa 250 bambini, un numero imprecisato di adulti
accompagnatori e tanti adulti scesi solo a curiosare, richiamati dalle voci
sulla meraviglia del salone in versione natalizia, senza contare i nostri figli
che ne hanno fatto per forza di cose la loro casa per due pomeriggi.
Abbiamo ricevuto tanti
messaggi di ringraziamento da coloro che sono la nostra forza e l’orgoglio
della nostra scuola: un corpo docenti e personale ausiliario spettacolari.
Teniamo nel cuore i sorrisi, gli abbracci, gli occhi lucidi, le parole
pronunciate a fil di voce o vivaci per la gioia.
Così come l’entusiasmo di
genitori, nonni, famiglie esterne, che era impareggiabile.
E poi c’è l’orgoglio di aver
creato qualcosa di magico, sapendo che se per i bambini la magia è qualcosa che
non si mette in discussione, ai grandi bisogna invece ricordare che c’è, e, per
loro, trovarla nel salone dell’asilo è stata una sorpresa.
Bellissimo!!! Mi dispiace solo non essere riuscita a venire. Io alla bellezza di 35 anni credo fieramente a Babbo Natale. Ho provato sulla mia pelle che ci sono desideri, quelli importanti, che solo Babbo Natale potrebbe realizzare...bisogna solo stare attenti a cosa si desidera... :)
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