A parte che il 2 ottobre è la festa
dell’angelo custode, e se lo stesso giorno si festeggiano i nonni, forse un
motivo c’è.
E poi, scrivere dei nonni è una
cosa talmente difficile e “insufficiente”, che c’è la speranza che l’atmosfera
porti anche le parole.
È una cosa difficile perché è così
privata da far venire voglia di smettere momentaneamente i panni di
Associazione Amici dell’Asilo e di scrivere un post personale. Ma è una cosa
difficile anche perché è così privata che scrivere un post personale sarebbe
troppo intimo.
Ed è una cosa insufficiente perché
non è abbastanza. È ovvio che, quello che dobbiamo ai nonni, non lo compensiamo
con un post, né con un biglietto di auguri, né con un fiore o una scatola di
cioccolatini. Forse siamo debitori di un grazie.
O forse non siamo debitori nemmeno
di un grazie, semplicemente perché i nonni non fanno credito. Danno e basta.
Non pretendono nemmeno pagamento immediato in coccole, perché i nipoti, appena
iniziano a crescere un po’, sfuggono alle coccole, e loro se ne fanno una
ragione.
Però va bè, qualcosa vogliamo
scrivere.
Quindi, permettete una
considerazione intanto: partendo dal presupposto che noi (dove per “noi” si
intendono i lettori medi di questo blog: adulti con minori a carico) come prima
cosa siamo dei nipoti, abbiamo a che fare da un lato con i nostri nonni (che
abbiamo o che abbiamo avuto) e dall’altro con i nonni dei nostri figli (i
nostri genitori/suoceri).
Quattro generazioni in totale, e
due generazioni direttamente raffrontabili nel confronto nonnesco.
Prendiamo allora i nostri nonni.
Alcuni di noi sono fortunati e ne hanno ancora almeno uno. In ogni caso,
volendo ce li possiamo ricordare tutti, i nonni che abbiamo conosciuto.
Possiamo ricordare nonni in
pantofole a leggere il giornale con gli occhiali a metà del naso, oppure nonni
piegati nell’orto a strappare le erbacce, nonni con la maglia della salute a
tagliare l’anguria per tutti i nipoti, nonni ad aggiustare le seggiole in
formica gialla della cucina, a fare il tifo alla gara di atletica, o più spesso
a fare da arbitro alle partite o alle liti tra cugini nel cortile di casa.
E poi le nonne: nonne con il
profumo di sugo attaccato al grembiule e di borotalco sulla pelle, con il
borsellino nero pieno di monete (le lire!) che aprivano davanti alla giostra
dei cavalli, alla focaccia appena sfornata, alla biglietteria della stazione
quando c’era bisogno e dovevano correre da qualche parte. Sempre con i capelli
grigi, da che ce le ricordiamo.
Nonne che pulivano, cucinavano per
un reggimento anche se si era solo in tre, passavano lo straccio per terra e
però ti lasciavano sbriciolare sul divano, rammendavano e avevano sempre nella
tasca del grembiule (che indossavano in casa tutto il giorno, non solo per
cucinare) la coroncina del rosario e tante caramelle appiccicose quante erano i
nipoti in circolazione.
Per i nostri nonni, quelli che
abbiamo ancora, e che adesso sono i BISnonni, adesso è il momento in cui
tornano un po’ bambini. E quando succede, forse quello è il momento in cui possiamo
un pochino sdebitarci di quel debito che non c’è.
I nonni dei nostri figli invece
sono nonni moderni. Figli della generazione numero due, sono troppo giovani per
essere nonni come quelli delle righe qui sopra. E soprattutto le nonne non
hanno i capelli grigi!
Loro, come o più dei nostri nonni,
sono nonni-custodi.
Sono nonni che ospitano
regolarmente a pranzo, che guidano, vanno a prendere all’asilo e a scuola, portano in
piscina, in palestra, al parco, al corso di musica e a quello di pittura, aiutano a fare
i compiti, fanno giocare, leggono i libri, controllano che cartoni danno in TV,
preparano la merenda, fanno fare il bagno, insegnano cose: ad allacciarsi le
scarpe, a fare le trecce alle bambole, ad attraversare la strada. Quando
capita, questi nonni con i nipoti fanno anche cose “speciali” tipo nuotare fino
alla boa con maschera e boccaglio, andare alla mostra, preparare i biscotti, il
pesto, le torte, andare in centro per comprare un regalo per la mamma. I nonni dei nostri figli sono nonni sprint.
Il binomio asilo-nonni, oppure
scuola-nonni, oppure oratorio-nonni è un’accoppiata vincente e necessaria per
molti.
Ma lasciando da parte il pensiero
“oggi i bambini li crescono i nonni, anziché i genitori”, che è un po’ uno
stereotipo e che detto così ferisce e non rende giustizia alle cose così come
stanno, non ci resta che essere felici del fatto che i nostri figli, con i
nonni, se la passano decisamente bene.
E non ci resta che augurarci che
per i nonni sia uguale…
;-)
;-)
PS: naturalmente, ci sono nonni e
nonne, e le descrizioni qui sopra sono ovviamente arbitrarie e non universali. Per
dirne una, ci sono nonne moderne con i capelli grigi che stanno benissimo! :-)
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